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LA SICUREZZA NEI CANTIERI : DALLA PROGETTAZIONE ALL'ESECUZIONE

 

Dal 1996 ad oggi la sicurezza nei cantieri edili è diventata argomento molto sensibile e parte integrante anche dello sviluppo architettonico di un progetto edilizio.

Leggi sulla sicurezza nei cantieri esistevano già da decenni, come il datato D.P.R. n°547 del 1955, ma con l'attuazione della direttiva 92/57/CEE concernente le prescrizioni minime di sicurezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei o mobili recepita e “tradotta” con il Decreto Legislativo 494/96, nasce la nuova figura del Coordinatore per la Sicurezza del Cantiere, in fase di progettazione e in fase di esecuzione.

Il progetto architettonico e tutte le scelte tecnico-progettuali corredate ad esso, vengono per la prima volta “rivisitate” e gestite considerandole anche dal punto di vista della sicurezza, oltre che in termini puramente estetici o economici.

Nel PSC (Piano di Sicurezza e Coordinamento) è necessario analizzare e valutare tutti i rischi che si possono generare nel futuro cantiere, per ogni singola fase lavorativa, già in fase di progettazione esecutiva di un'opera.

Prevedere e valutare se una determinata scelta architettonica o costruttiva potrà costituire un potenziale rischio per gli operai e i preposti, è compito del Coordinatore in fase di progettazione, che dovrà proporre soluzioni anche alternative e rimedi utili per cercare di annullare qualsiasi rischio.

Ecco che parallelamente allo studio progettuale è ora necessario predisporre un accurato studio sulle misure e sulle procedure per eseguire un'opera in completa sicurezza.

Molti -soprattutto i piccoli committenti privati- si domandano in quali casi sono necessarie tutte queste misure di sicurezza e cosa bisogna fare per attuarle.

Il committente è il soggetto per conto del quale l'intera opera viene realizzata. Nel caso in cui il committente non conosca a sufficienza il mondo edilizio, può nominare un suo tecnico di fiducia che assume il ruolo di responsabile dei lavori.

Il committente o il responsabile dei lavori deve inoltre nominare il coordinatore per la sicurezza quando sussistono i seguenti presupposti:

•  in tutti i cantieri ove è prevista la presenza di più imprese, anche non contemporanee,

•  nei cantieri ove l'entità prevista dei lavori è uguale o superiore a 200 uomini-giorno (somma delle giornate lavorative di tutti gli addetti),

•  nei cantieri i cui lavori comportano rischi particolari (es. lavori in altezza, nel sottosuolo, con prefabbricati pesanti, con rischi chimici o biologici, etc.).

Nel caso di lavori esonerati da tale obbligo, e quindi cantieri più contenuti, il committente deve tuttavia verificare l'idoneità tecnico-professionale di ogni singola impresa e/o lavoratore autonomo che sono comunque tenuti a produrre un proprio Piano Operativo di Sicurezza (POS) specifico per quel cantiere e per quella tipologia di lavori, chiedere il certificato di regolarità contributiva e trasmettere all'Azienda Sanitaria Locale e alla Direzione Provinciale del Lavoro della zona ove sorgerà il cantiere, la notifica preliminare contenente tutti i dati sopra esposti.

Il Piano di Sicurezza diventa un vero e proprio manuale che analizza tutte le fasi del cantiere, individua i relativi rischi e propone varie soluzioni per ridurli.

Il coordinatore per la sicurezza in fase d'esecuzione è invece la figura professionale che si occupa di far eseguire tutte le direttive contenute nel PSC, ed eventualmente integrarlo in base all'evolversi del cantiere e delle sue esigenze.

Purtroppo per risolvere il problema della sicurezza dei cantieri, non sempre basta un buon coordinamento e un controllo continuo, vigile ed attento dei coordinatori, che hanno già frequentato numerosi corsi di aggiornamento professionale.

Troppo spesso il coordinatore che sovrintende i lavori, non è sufficiente a risolvere problemi radicati da decenni in una carenza culturale generica della sicurezza.

Credo, infatti, che la problematica principale sia identificabile in una complessiva carenza istruttiva della manodopera stessa e di molte imprese, intesa come carenza di informazione e formazione in materia di sicurezza.

Spesso si trovano in cantiere operai improvvisati, bisognosi certamente di lavoro, ma sicuramente non adatti a lavori specifici e pericolosi, o semplicemente non informati e soprattutto formati adeguatamente su come operare in completa sicurezza, anche con apparecchiature specifiche.

Gli operai della vicina Svizzera, per esempio, devono frequentare delle vere e proprie scuole per diventare carpentieri o muratori.

In Italia, invece, basta andare in Camera di Commercio per costituire una nuova impresa di costruzioni, senza avere nessuna certificazione di qualità o altro che certifichi la competenza specifica nel settore (solo per lavori privati).

Credo che invece sia più utile istituire un programma di educazione e formazione certificato per tutti i lavoratori, che comprenda obblighi di aggiornamento professionale periodici anche per la manovalanza.

In questo modo il dialogo tra coordinatore e manodopera diverrebbe sicuramente più comprensivo e certamente più utile ai fini della sicurezza in cantiere.

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