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COMPUTERGRAFICA e SIMULAZIONE AMBIENTALE
La Computergrafica ( spesso indicata con l' acronimo CG o CGI dal sinonimo inglese Computer Generated Imagery, in italiano "immagini generate al computer" ) ha rivoluzionato completamente il campo cinematografico e ha quasi “messo in pensione” modellisti, scenografi di effetti speciali e comparse che vengono sempre maggiormente sostituiti dalla tecnologia e in particolare dal computer.
Anche in architettura, e nell'esecuzione di progetti in generale, la computergrafica ha preso sempre più credito presso gli utenti, addirittura in maniera esponenziale e continuativa.
L'utilizzo di computer e software sempre più specifici e potenti, atti a disegnare e “modellare” in maniera virtuale lo spazio in tre dimensioni, consente al progettista un'interazione costante e in “tempo reale” della situazione concepita, riducendo così i tempi di lavorazione, e anche eventuali errori in fase esecutiva.
L'avvento della CG ha permesso quindi una riduzione sostanziosa dei tempi di realizzazione del progetto e, nello stesso tempo, un aumento della precisione del dettaglio.
Il progetto architettonico, di arredamento, meccanico o di design che sia, può essere così creato al computer in maniera virtuale in tre dimensioni, studiato con soluzioni differenti e parallele. Il tutto, però, a discapito della creatività artistica, in quanto lo stile, il disegno e la “mano” sono stati praticamente standardizzati dalla grafica fredda del computer!
Con l'aumentare della sensibilizzazione per l'ambiente, e le sempre più frequenti esigenze del mercato pubblicitario, immobiliare e mediatico, la CG è sempre più richiesta ed utilizzata.
E' infatti fondamentale sapere già dalle fasi creative, quale sarà il risultato e l'impatto visivo di un'opera sull'ambiente preesistente.
Grazie alla Computer Grafica è possibile “ricostruire” in maniera virtuale un'intera città e studiarne l'impatto ambientale futuro che potrebbe generare, confrontando la nuova opera con le infrastrutture, gli edifici ed il contesto naturale preesistenti.
Più semplicemente, capita spesso di vedere su quotidiani o riviste, le nuove proposte immobiliari già inserite nel loro contesto di riferimento. Ciò è possibile grazie a inserimenti fotografici della situazione esistente mediante rendering ( generazione di un'immagine a partire da una descrizione matematica di una scena tridimensionale interpretata da algoritmi che definiscono il colore di ogni punto dell'immagine– fonte Wikipedia) concretizzati in 3D al computer e “sovrapposti” alle fotografie della situazione esistente.
Il modello virtuale generato al computer è assimilabile a una scultura reticolare, fatta a “filo di ferro”, un vero e proprio plastico, visibile però unicamente sul monitor del computer.
Il modello a “filo di ferro” (wireframe) concretizza la forma finale e virtuale del progetto con il quale è possibile interagire.
Tale forma può essere successivamente studiata inserendo l'opportuna mappatura ovvero dando alla forma uno o più colori o texture specifiche in determinate scale: per esempio è possibile “appiccicare” delle foto di un tipo di legno all'oggetto e “colorare” ovvero mappare, l'oggetto stesso con questo materiale in modo da farne assumere le proprietà richieste e farlo sembrare veramente quello che appare.
Costruendo così, nel dettaglio dei materiali che lo compongono, ogni oggetto, si può realizzare un database di oggetti specifici (mobili, auto, oggetti vari, animali, persone, etc.) che costituiscono la “libreria virtuale” dalla quale attingere gli oggetti che si reputano opportuni per creare una determinata scena.
La creazione della “scena finale” è sicuramente la parte più gratificante per un modellatore 3D: consiste nel mettere insieme tutti gli oggetti creati, al fine di costruire e assemblare, per esempio, il quartiere di una città che si deve studiare, oppure un arredamento di interni, una scena virtuale e così via.
Il progetto viene successivamente studiato con l'adeguata illuminazione, in funzione della locazione, e del tipo di scena richiesto (intero o esterno). La simulazione delle luci è una delle fasi più critiche e delicate della CG; lo studio di algoritmi illuminotecnici sempre più avanzati è tesa a simulare gli effetti della luce sulla superficie sempre più realistici e precisi, tanto da non riuscire più a distinguere il reale dal virtuale.
Infine, la paziente attesa di ore e ore di “tempo macchina” per “renderizzare” e verificare i risultati ottenuti, perfezionarli e aggiungere maggiori dettagli alla scena finale, sempre più somigliante al vero e proprio mondo reale.
Questa linea impercettibile si traduce così in un confine invisibile tra l'immaginario virtuale ed il mondo reale, spesso sconfinando ed interagendo tra i due mondi stessi, facendoci cambiare il modo di pensare le cose, il metodo per crearle, e il mezzo espressivo per comunicarle.
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