LA PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA TRA PROGRESSO E TRADIZIONE
......dalla matita....al CAD!
Progettare significa pensare. Tradurre il concettuale in un'espressione materiale in grado di soddisfare le richieste di una committenza sempre più esigente volta a risolvere uno specifico problema.
Lasciando un margine di aleatorietà alla fantasia di ogni singolo progettista, i mezzi con cui l'uomo si è dovuto interfacciare nel corso della storia per restituire graficamente i concetti del proprio pensiero sono stati molteplici, ma mai così avanzati come quelli offerti dalla moderna tecnologia informatica.
Da illustri pennelli o da antiche pergamene sono nate opere uniche, edifici quali le Piramidi, il Colosseo, il Partenone, oppure pianificazioni capaci di pensare e organizzare l'urbanistica di grandi città, di definire dettagli e particolari costruttivi unici al mondo e tuttora ammirati in molti musei, anche a cielo aperto.
Tutto questo grazie a mezzi di elaborazione e di rappresentazione convenzionali, utensili molto semplici, come la matita, la carta, una corda o un semplice righello!
Progettare nel XXI secolo, specialmente in contesti già saturi e troppo vincolati da rigidi strumenti urbanistici e dalle inflessibili strategie di mercato, significa dover affrontare nuove esigenze troppo spesso legate alla costante diatriba tra economia, perfezione e tempo.
Il progettista “postmoderno” deve quindi sapersi armonizzare tra molteplici attori che da un lato tendono a ridurre la sua abilità a una mera questione tecnica, volumetrica o legale, dall'altra ridimensionano la sua figura all'equivalente contabile ed esecutivo. Il progettista del nuovo millennio deve, purtroppo, mettere in soffitta il tecnigrafo, la squadra e la china per far fronte a nuovi dettami e a tempistiche ed esigenze di perfezione sempre più ossessive.
Il computer, come oggigiorno spesso accade, ci viene incontro per soddisfare queste nuove e maggiori richieste e, in particolare, tutta la scienza che disciplina la computer-grafica, ovvero quella nuova forma di “arte” volta a ricostruire in maniera virtuale ciò che vogliamo rappresentare nel mondo reale. Anche le forme di progettazione dalla rappresentazione architettonica, a quella paesaggistica, dall'urbanistica al design credono sempre di più in questo nuovo settore volto a ricostruire in tre dimensioni ciò che successivamente potrà, dopo innumerevoli revisioni, essere messo in produzione o in cantiere. La nuova filosofia di programmazione predilige quindi una progettazione molteplice, volta a gestire il progetto sotto vari aspetti e revisioni, analizzare i costi, i dettagli e anche l'impatto ambientale, già in maniera concettuale, prima ancora di posare la prima pietra. Con il computer è possibile quindi simulare il progetto già nella sua fase primordiale, analizzare e verificare la congruenza con la normativa, effettuare modifiche sui materiali, osservare come la nuova opera si potrà inserire nel contesto ambientale dell'esistente. Dal progetto virtuale è inoltre possibile “estrarre” un'infinita quantità di dati, di liste utili per l'analisi economica del progetto e per la gestione dell'esecutivo di cantiere.
Il CAD (acronimo di Computer Aided Design) ovvero il disegno assistito dall'elaboratore, ha creato una nuova generazione di pensiero e una nuova tipologia di lavoro. I vantaggi offerti dal CAD sono ovviamente molteplici rispetto al disegno tradizionale con tecnigrafo: possibilità di creare un modello tridimensionale da analizzare e sezionare con precisione assoluta “come una TAC”, possibilità di sbagliare all'infinito senza rifare tutto, analizzare i costi e i benefici di un'opera e tanto altro ancora.
Le nuove tecnologie informatiche di assistenza alla progettazione, se da un lato ci aiutano a ridurre notevolmente i tempi e gli errori, dall'altro, purtroppo, ci privano della residua creatività artistica propria del progettista stesso, la cosiddetta “mano”, il segno progettuale e creativo che contraddistingue e identifica il disegnatore, e che ora vengono sostituiti dal tratto universale e anonimo del computer.
Come sempre, non si dovrebbe però cadere nella troppa “ ingordigia ” che ci porta a volere produrre sempre di più e quindi, per assurdo, anche se i tempi di elaborazione si sono ridotti, si pretende comunque maggior materiale, soluzioni differenziate, revisioni continue, dettate dalla falsa ideologia che “ tanto fa tutto il computer!”. Alla fine, forse, si lavora ancora di più adesso, anzi la progettazione spesso si trasforma in mera esecuzione, quasi a indicare una nuova rivoluzione industriale , o meglio informatica, che genera uno stereotipo di nuovo operaio, non più dedito a lavori ripetitivi in fabbrica, ma fermo e fisso davanti a un triste schermo d'ufficio e a un mouse. Notti passate a progettare, disegnare su un tecnigrafo, alla luce di una calda, ma rilassante lampada, con il tenue sottofondo della musica che segna il lento trascorrere del tempo, sono ormai un ricordo che si perde su uno schermo da venti pollici!