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Varese che non c'è…..e che, forse, ci sarà
Hai messo piede su una terra antica
dove è nata l'aeronautica italiana.
Una terra di contrappunti, una terra di frontiera,
dove gli uomini osano andare oltre
per fare la storia .
Una terra illuminata dai riflessi di sette laghi……
(citazione tratta dal sito della Provincia di Varese – Varese, provincia Liberty - http://www.provincia.va.it/varliber/home_it.htm )
I ricordi che scaturiscono osservando le foto e i quadri d'epoca, che spesso possiamo ancora ammirare gironzolando tra le bancarelle delle fiere domenicali o nelle ultime librerie “autoctone” rimaste, ritraggono una Varese d'inizio secolo fiorente e dinamica, con palazzi prestigiosi ed innovativi, un tram e una funicolare fiori all'occhiello di un sistema di trasporti, per l'epoca, rilevante e funzionale.
Il turismo era molto fiorente e d'elite: Schiranna, Sacro Monte e Campo dei Fiori erano località molto attive e nobili, mete di escursioni e pellegrinaggio da tutta Italia; Varese vantava lussuosi Grand Hotel in stile Liberty, una rete ferroviaria per l'epoca moderna ed efficiente, la prima autostrada al mondo, un parco immenso su modello dello Schönbrunn di Vienna, il tutto condito da tanta voglia di crescita e intraprendenza, testimoniate dalle numerose aziende che hanno investito e segnato la storia del nostro territorio.
Pur restando immutate nel tempo la dinamicità e l'intraprendenza della gente varesina, come osservatore del cambiamento degli ultimi decenni, sono purtroppo testimone della lenta implosione che la città sta subendo, forse, dovuta dalla paura a rinnovarsi ed adeguarsi ai tempi che corrono.
Varese vive ancora troppo di ricordi: con il tempo è riuscita a chiudersi in sé stessa e a isolarsi sempre maggiormente.
Ciò che all'epoca furono i cavalli trainanti per l'economia e lo sviluppo varesino –ovvero infrastrutture, commercio, turismo- oggigiorno non soddisfano più le esigenze di un mercato globale che è andato ben oltre i confini regionali.
Attualmente Varese è un capoluogo troppo isolato, una città che doveva essere e che invece non è stata, una città che vede grandi e piccole opere in fase di stallo da ormai troppo tempo. Porto ad esempio le seguenti considerazioni:
- Varese resta ancora una delle poche città in Italia senza una vera tangenziale ed un sistema infrastrutturale completo: i collegamenti con la vicina Svizzera o Milano sono ormai insufficienti e non favoriscono certo il turismo d'Oltralpe: aspettiamo da decenni (e finalmente forse nel 2010 partiranno i lavori) il collegamento Gazzada-Gaggiolo fondamentale come alternativa al valico comasco di Brogeda e utilissimo, oltre che per decongestionare in parte Varese, anche per creare maggiori e potenziali investimenti commerciali e nuovi flussi turistici.
- I collegamenti con Como sono rimasti sulla carta: la Pedemontana (che doveva unire Varese-Como-Lecco e Bergamo) sarà trasformata in nuova tangenziale di Milano, dimenticandosi (eccezion fatta per il completamento delle tangenziali di Varese e Como) delle province pedemontane a tutti gli effetti. Per raggiungere Como occorre ancora un'ora di macchina o un'ora di pullman, ed è una città a soli 30 Km di distanza! Per assurdo, è più conveniente passare dalla Svizzera e rientrare in Italia o andare fino a Saronno per risalire in treno!
- L'occasione di Malpensa 2000 è stata un'opportunità per tutta l'economia varesina, trampolino di lancio ben sfruttato da Gallarate e dal sud della provincia, non certamente dalla “Varese capoluogo” che è riuscita ad essere dimenticata anche dal suo stesso aeroporto: subiamo l'impatto sul territorio, tutti i disagi, senza avere nessun beneficio. Basti pensare che per raggiungere Malpensa da Varese non esistono tuttora mezzi di trasporto pubblici: il pullman è stato soppresso (esiste però il Malpensa-Menaggio o il Malpensa-Borgomanero!!), con le ferrovie bisogna andare fino a Saronno per poi prendere il Malpensa Express oppure a Gallarate oltre al Bus; in macchina bisogna sempre scendere a Busto per risalire oppure inoltrarsi tra i paesini della brughiera.
- La rete ferroviaria non va certamente meglio. Pur avendo tre stazioni ed essendo Varese capolinea della linea S5 ( http://www.sottomilano.it/s5.htm ) -ovvero il trasporto suburbano di Milano (non paragonabile alle linee S-ban tedesche però!)- offre servizi poco dinamici e funzionali. Con il peduncolo ferroviario Arcisate-Stabio , forse, Varese avrà, tra qualche anno, un valido collegamento diretto a Malpensa, alla Svizzera ed anche a Como.
- La prima autostrada al mondo è la A8 ed è stata costruita nel 1924. E' facile constatare come sia rimasta strutturalmente la stessa: con l'aumento del traffico dal 1924 ad oggi la A8 si è ampliata solo fino a Gallarate dove si riduce, a Gazzada si strozza pericolosamente per poi terminare con un raccordo pericolosissimo a una sola corsia sempre intasato che termina a Varese! Ovvero “Cristo si è fermato a Gallarate” per citare una famosa epigrafe!
- Da Varese, sono inoltre scomparse le principali aziende che hanno segnato il territorio e trainato l'economia varesina ai massimi livelli: Varese non ha più nessun istituto bancario proprio, il calzaturificio è sparito, e così tante altre aziende senza che se ne siano sostituite di nuove, anche e soprattutto per la mancanza di occasioni territoriali sulle quali investire. Anche lo sport sta tristemente segnando il rapido declino della città.
Perché investire su un territorio che non offre possibilità di sviluppo, un territorio isolato dalle infrastrutture e dai collegamenti del XXI secolo, vincolato da un sistema urbanistico rigido ed inefficiente?
Viviamo quindi in una città che non ha saputo adattarsi al mutamento, una città che si stringe sempre più in se stessa ed ha paura ad aprirsi a nuove frontiere e a nuove prospettive.
La paralisi edilizia, dettata anche da un P.R.G. (piano regolatore generale) inadeguato e troppo restrittivo, ha contribuito a determinare in parte questa situazione di stallo, che dall'edilizia si è ripercosso inevitabilmente sull'enorme indotto che essa genera.
La Varese che non c'è è anche questa: è la Varese delle occasioni perdute, dei tanti progetti lasciati sulla carta per troppo tempo, inutilmente.
- il mercato coperto - all'epoca coacervo e vero centro commerciale di Varese con le sue bancarelle e il suo interminabile movimento- è stato demolito, sostituito per anni da un parcheggio sterrato ed infine, dopo gloriose e pregevoli proposte di architettura anche di firma internazionale, si è ridotto ad un tendone definito tuttora “provvisorio” che forse un giorno sarà sostituito dal Teatro vero e proprio, teatro che però, 50 anni fa, a Varese, esisteva veramente.
- Il Palazzetto dello Sport è una struttura che accoglie mediamente 4.000 persone ogni 15 giorni e molte di più per spettacoli, concerti, etc. Pur essendo dal punto di vista architettonico un'opera valente e fortemente simbolica che rappresenta gran parte della storia sportiva di Varese, è stata dimenticata a sé stessa, con i lavori interrotti a metà: l'ampliamento degli anni '90 ha restituito alla città solamente una costruzione incompleta e quindi scarsamente fruibile.
- La proposta del nuovo stadio di Varese – è tuttora in fase di stallo e con il rischio concreto che debba trasferirsi a Gallarate. Lo stadio può essere una delle occasioni territoriali che aspettiamo da tempo per valorizzare tutta l'area: costruire un multisala, terminare finalmente il palasport e dare un vero stadio a Varese, dove per vero significa almeno 15.000-20.000 posti, altrimenti le prospettive avveniristiche risulterebbero infondate.
- Varese è sempre stata all'avanguardia anche per le sale cinematografiche , tant'è vero che molte “prime” venivano proiettate dalle nostre parti. Molti cinema, anche storici, sono spariti e stanno morendo: insomma per andare al cinema siamo quasi costretti ad emigrare a Cerro Maggiore, a Gallarate o addirittura a Como dove esistono veri multisala.
Tra i progetti futuribili della Varese che sarà, è interessante notare che forse, dopo anni di stallo, qualcosa tende a muoversi, anche con proposte all'apparenza molto “sfacciate”.
E' di questi tempi, infatti, la proposta concreta del recupero dell'area Kennedy e dell'unificazione delle stazioni, di cui si parlava già inutilmente dagli anni '80.
Il progetto dell'unificazione delle stazioni , visto e ripensato in un quadro eco-sostenibile, con accurati studi di impatto ambientale e che ridisegni la struttura nodale di un'ampia area, è un'occasione unica ed interessante da non perdere anche per l'interesse del rilancio di Varese.
I grattacieli proposti a sorpresa a cittadini increduli, hanno certamente sconvolto il sensibile popolo varesino, che non vede costruire sul territorio praticamente da decenni nessuna costruzione più alta di tre piani!
Le torri possono essere sicuramente una delle nuove iconografie della “Varese Postmodern”: un nuovo profilo che detta nello skyline, un nuovo rango, frammisto di natura e tecnologia che può determinare un cambiamento significativo quasi a volersi “scrollare di dosso” il conservatorismo nostalgico provinciale degli ultimi decenni.
Certamente una o più torri alte 80- 90 metri sono volte a cambiare prepotentemente il “look” di alcuni scorci e sono difficilmente compatibili con l'estetica del paesaggio che si è caratterizzato e radicato con il profilo delicato del Sacro Monte e del Campo dei Fiori.
Difficile non significa però impossibile! Credo che la sfida lanciata con questa nuova proposta debba essere accettata ed approfondita….per tornare alla citazione iniziale “ …dove gli uomini osano andare oltre per fare la storia….”
Se Parigi avesse dato retta alle critiche conservatrici, anche di noti intellettuali d'epoca, rivolte a “quel traliccio di ferro” che si imponeva nel paesaggio urbano, oggigiorno milioni di turisti, credo, rimarrebbero tristemente delusi…..
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